Thursday, April 19, 2007

La legge delle tre lancette

Nel primo elemento del senno di Elianto contempliamo un vasto mare e una grande barca e tutti sanno calcolare dalle stelle la loro posizione e il destino e il giorno e l’ora. Ciò mi fa tornare in mente il mio giovane marito, Talete Fuochini, che il diavolo se lo tenga, gran brav’uomo e efficiente nel talamo, ma ahimè troppo sognatore: bellezza lo sedusse tra i papaveri, e si mise a rapinar banche. Egli soleva dirmi che gli uomini sono soggetti alla legge delle tre lancette.

Ad alcuni manca la lancetta dei secondi: e costoro non sanno mai godere un singolo attimo, ma pensano sempre a ciò che è stato prima e che sarà dopo, e non si accorgono delle piccole quiete gioie, e delle grandi e rapide gioie che li circondano.

Ad altri manca la lancetta dei minuti. Costoro corrono all’impazzata, gareggiano contro gli attimi inseguendo chissà cosa poi di colpo si fermano delusi, poiché nulla hanno trovato, e lasciano che le ore corrano una più inutile dell’altra.

Ad altri manca invece la lancetta delle ore. Ed essi vivono, si agitano, fanno piani, appuntamenti, progetti, ma non sanno se è notte o giorno, o mattina o sera, se sono felici o disperati, non vedono mai la loro vita, solo un rotolare di anni pesanti e inarrestabili.

L’uomo giusto ha tutte e tre le lancette, più la suoneria quando è ora di svegliarsi, più una lancetta conficcata nella sommità del cranio che lo collega a tutti i quadranti stellari. Astucapitto?

Stefano Benni, Elianto

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